Il 25 aprile è una data carica di significato per l’Italia, una giornata in cui celebriamo la liberazione dal regime fascista che ha segnato profondamente la storia del nostro paese.
La giornata di oggi deve farci fare uno sforzo di memoria, spingendoci a ricordare cosa c’è dietro la parola “fascismo” e perché contrastarla non è solo un’operazione di politica o propaganda, ma un nostro preciso dovere.
Il regime fascista, come tutti i regimi dittatoriali, si è contraddistinto per la violenza con la quale ha messo a tacere chiunque fosse in disaccordo o chi in qualsiasi forma abbia tentato di dimostrare dissenso. Una violenza brutale, che non ha risparmiato alle sue vittime umiliazioni di ogni genere, sofferenze e spesso la morte.
Come in questi giorni ci ha ricordato Antonio Scurati con il suo monologo, tra di essi vi era Giacomo Matteotti, politico e giornalista italiano. Mentre si dirigeva verso Montecitorio nel 1924 venne rapito e ucciso, il suo corpo fu poi piegato in due e gettato in una fossa nel bosco del comune di Riano. Tutto ciò per aver denunciato le violazioni dei diritti umani commesse da Mussolini e dal suo regime fascista.
Purtroppo non fu il solo. Gobetti, Gramsci, don Giovanni Minzoni, Carlo e Nello Rosselli e moltissimi altri hanno pagato il prezzo più alto per difendere i valori di democrazia, giustizia e uguaglianza. Tutti uccisi dal fascismo, solo perché si erano opposti al clima di terrore e pressione del ventennio.
In questo contesto, la recente vicenda del monologo che Scurati non ha potuto leggere in televisione, ci ricorda quanto sia fondamentale difendere la libertà di pensiero e di espressione delle proprie opinioni senza timore di repressione o gogna pubblica. Un diritto sancito dalla nostra Costituzione, che deve valere sempre e per tutti i maniera del tutto trasversale.
Gli uomini che si sono opposti al regime non sono sopravvissuti e alle donne non andò meglio. La parola fascismo oltre alla morte degli oppositori politici porta con sè diritti negati e oppressione anche per le donne, escluse da molti posti di lavoro e private dei propri diritti. Nel 1926 un decreto fascista escluse le donne dalle cattedre di lettere e filosofia nei licei, riducendo anche le materie insegnate negli istituti tecnici e nelle scuole medie. Inoltre fu loro vietato di ricoprire ruoli di dirigenti o presidi nelle istituzioni educative.
Successivamente vennero limitate le opportunità di assunzione per le donne, stabilendo restrizioni nei bandi di concorso, escludendole o riservando loro pochi posti. Un decreto legge del 1938 fissò un limite massimo del 10% per l’impiego di personale femminile negli uffici pubblici e privati.
Ma Mussolini utilizzò i suoi metodi violenti e crudeli anche su coloro che lo sostenevano, addirittura sulla sua famiglia.
La prima moglie Ida Dalser ( nata vicino a noi, in una frazione di Trento) , ufficialmente sposata in chiesa con Benito Mussolini, una volta diventata “scomoda” per il regime (Mussolini si sposò nuovamente con Rachele Guidi), fu internata in diversi manicomi del nostro paese dove alla fine trovò la morte, mentre il figlio, nato dalla sua unione con Mussolini, fu anche lui internato in manicomio e fece la stessa fine della madre, morì molto giovane a soli 26 anni, probabilmente in seguito ai brutali trattamenti che dovette subite.
Le ragioni per le quali il fascismo ha fatto tanto male a tutti gli italiani sono tantissime e sarebbe impossibile elencarle tutte.
Il 25 aprile è quindi non solo un giorno di commemorazione, ma è soprattutto un giorno in cui tutti noi dovremo unirci per ricordare i nostri valori, i nostri diritti, il nostro senso di appartenenza ad una nazione che in quegli anni ha sofferto molto.
É un giorno in cui tutti, da destra a sinistra passando dal centro dovremo dichiararci orgogliosamente e convintamente antifascisti.
Monica Marabese
(Vice-segretaria della Civica per Merano)